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PAMPARATO

È famoso per le paste di meliga, i friabili biscotti di farina di mais macinata finissima, ma il suo nome viene dal pane ed è indizio di terreni fertili: Pamparato, dal latino panis paratus, ovvero pane pronto. Siamo in provincia di Cuneo, in un borgo montano della Val Casotto, dove da alcuni anni in una domenica di fine novembre – quest’anno il 24 – tornano alla ribalta gli antichi sapori della cucina povera alpina. Primi fra tutti il grano saraceno (che dà una farina naturalmente senza glutine), opportunamente trasformato in polenta, e le castagne bianche, protagonisti di una serie di degustazioni e di un mercatino agricolo.  

 

Le stradine del centro, costellate di fontane e cappelle, salgono intorno alla chiesa di San Biagio, in posizione panoramica di fronte al castello ottocentesco, oggi sede del municipio. L’altare della chiesa, in barocco genovese, testimonia dei legami secolari tra queste terre e la vicina Liguria, legami ai quali è dedicato anche un convegno durante la rassegna gastronomica. Notevoli gli affreschi quattrocenteschi dell’antica e isolata Cappella di San Bernardo, apprezzabili domenica con visite guidate. In frazione Serra un museo etnografico racconta la vita delle genti di montagna, mentre le musiche occitane del gruppo La Meiro ne fanno comprendere l’animo.  

 



Le origini del nome

Pamparato deriva dal latino panis paratus (pane pronto). probabilmente è legato alla produttività e fertilità del terreno, che rendeva particolarmente facile la produzione alimentare[7].

Esiste inoltre una leggenda, che legherebbe l'origine del toponimo Pamparato all'epoca delle incursioni saracene. Si narra che i mori, assediato il borgo per mesi, catturarono un cane del luogo che stava mangiando una pagnotta di pane condito. Gli assalitori, credendo ancora numerose le scorte dei cittadini assediati, al punto che si potevano permettere di nutrire in questo modo anche i cani, lasciarono il villaggio. Dall'esclamazione degli assalitori Habent panem paratum! (Hanno pane condito!) deriverebbe il nome di questo luogo[8].

Si hanno frammentarie testimonianze di un insediamento presente in zona durante l'epoca romana, ma la prima notizia sicura è del 10 settembre 911, data di un documento in cui Ludovico III del Sacro Romano Impero donò alcune terre limitrofe al comune di Astie nel quale Pamparato viene menzionato per indicare i confini con dette terre.

Divenuto possesso del marchesato di Ceva, Pamparato venne ceduto dal marchese Guglielmo di Ceva ad Asti il 5 maggio 1214, per tornare successivamente sotto giurisdizione cebana.

Per l'intero XIII secolo l'area di Pamparato, come quelle circostanti, subirono l'influenza astigiana, resistendo inoltre con le armi alle mire espansionistiche della famiglia Bersani. Successivamente venne annesso assieme al cuneese ed al monregalese ai possedimenti di Carlo I d'Angiò.

Nel XIV secolo la zona di Pamparato venne contesa fra SavoiaAngiòVisconti,Acaja e Monferrato, passando di mano più volte e subendo le lotte interne fra i fautori di una o di un'altra fazione. Notevole è comunque il fatto che i primi statuti di Pamparato vennero scritti proprio in questo periodo, nel 1391.

Con la morte dell'ultimo Acaja, nel 1418 Pamparato passò sotto il dominio dei Savoia con Amedeo VIII. Degna di nota è la presenza di un rappresentante della famiglia Cordero, avo dei futuri marchesi, nella delegazione di Mondovìinviata a trattare con il duca savoiardo le condizioni della sottomissione. Successivamente un Cordero, Baldassarre, sarà il primo a creare una stamperia in territorio piemontese, a Mondovì, nel 1472.

Il feudo di Pamparato era diviso in zone dette parcelle, controllate dalle famiglie Bonarda Mongarda, Beccaria ed in parte dal cardinale Maurizio di Savoia. I Cordero, presenti a Pamparato dalSeicento e chiamati signori iniziarono la loro ascesa ereditando le parcelle dei Bonarda Mongarda e dei Beccaria per vie matrimoniali, mentre la parte di Maurizio di Savoia venne ceduta alla famiglia Giannazzo che ottennero il titolo di conti. La famiglia Cordero ottenne infine il titolo marchionale, confermato ufficialmente sul finire del XVIII secolo.

Pamparato fu coinvolto nelle guerre del sale contro la corona sabauda, durante le quali probabilmente venne distrutto l'antico castello che sorgeva dove ora si trova quello eretto dai Cordero.

Simboli

Lo stemma di Pamparato è descritto come Spaccato d'azzurro e di rosso al 1° la colomba bianca della pace in volo spiegato con in becco l'ulivo, al 2° il cane rivoltato di nero sulla pianura verde in campo rosso, tentente in bocca una pagnotta sottoposto il breve col motto "Habent panem paratum"

Onorificenze

 

Medaglia d'argento al valor civile

 

«Piccolo centro montano si sollevava contro le truppe tedesche e fasciste, partecipando con coraggiosa determinazione ed altissima dignità morale alla Resistenza. La popolazione offrì una ammirevole prova di generoso spirito di solidarietà, prodigandosi nell'accogliere nelle proprie abitazioni partigiani e quanti avevano bisogno di aiuto. Oggetto di feroci rappresaglie, sorretta da profonda fede negli ideali di libertà e democrazia, sopportava la perdita di un numero elevato di vite umane, dando esempio di grande abnegazione ed encomiabile spirito patriottico. 1943-1945 Pamparato (CN)[

Luoghi d'interesse

  • Parrocchia di San Biagio: posta nei pressi del castello, la sua costruzione ebbe inizio nel 1648 ad opera dell'architetto Giovenale Boetto. Vi si possono ammirare il pregiato altare maggiore in marmi policromi e stile barocco genovese ed i pregiati affreschi del pittore Giovanni Borgna, risalenti al periodo compreso fra il 1881 ed il 1894.

  • Cappella di San Bernardo: di costruzione particolarmente antica (forse XI secolo), sorge fuori dall'abitato, fra i boschi di castagni. All'interno sono apprezzabili affreschi datati 1482 raffiguranti un Cristo pantocratore, scene della vita si San Bernardo ed i simboli dei quattro evangelisti.

  • Oratorio di Sant'Antonio: edificio in stile barocco piemontese, opera dell'architetto Francesco Gallo. Venne iniziato bai primi anni del XVIII secolo e terminato tra il 1737 ed il 1740 da un capomastro genovese, Giuseppe Scala.

  • Castello: risalente al XVIII secolo, era la dimora dei marchesi  Cordero di Pamparato. Oggi è adibito a sede municipale.

  • Certosa Reale di Casotto: nata come monastero dei monaci certosini nella prima metà del XII secolo, venne distrutta da un incendio nel 1380, subendo altre due volte la stessa sorte nel XVI secolo. Rifondata dopo ogni disastro, la forma odierna si deve ai progetti di Francesco Gallo e Bernardo Vittone che nel 1754 le diedero le sembianze di un'abitazione signorile. Riconsacrata nel 1770, venne abbandonata dai monaci dopo i saccheggi napoleonici per essere acquistata da re Vittorio Emanuele II che la trasformò nella sua residenza per le cacce estive.

  • Parrocchia di Santa Maria: ubicata in frazione Serra, è un altro progetto dell'architetto piemontese Gallo.

  • Ponte romano: conosciuto anche come ponte di Santa Lucia data la vicinanza alla cappella a Lei dedicata, risale ad una non meglio precisata epoca romana.

 

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È famoso per le paste di meliga, i friabili biscotti di farina di mais macinata finissima, ma il suo nome viene dal pane ed è indizio di terreni fertili: Pamparato, dal latino panis paratus, ovvero pane pronto. Siamo in provincia di Cuneo, in un borgo montano della Val Casotto, dove da alcuni anni in una domenica di fine novembre – quest’anno il 24 – tornano alla ribalta gli antichi sapori della cucina povera alpina. Primi fra tutti il grano saraceno (che dà una farina naturalmente senza glutine), opportunamente trasformato in polenta, e le castagne bianche, protagonisti di una serie di degustazioni e di un mercatino agricolo.  

 

Le stradine del centro, costellate di fontane e cappelle, salgono intorno alla chiesa di San Biagio, in posizione panoramica di fronte al castello ottocentesco, oggi sede del municipio. L’altare della chiesa, in barocco genovese, testimonia dei legami secolari tra queste terre e la vicina Liguria, legami ai quali è dedicato anche un convegno durante la rassegna gastronomica. Notevoli gli affreschi quattrocenteschi dell’antica e isolata Cappella di San Bernardo, apprezzabili domenica con visite guidate. In frazione Serra un museo etnografico racconta la vita delle genti di montagna, mentre le musiche occitane del gruppo La Meiro ne fanno comprendere l’animo.  

 



Le origini del nome

Pamparato deriva dal latino panis paratus (pane pronto). probabilmente è legato alla produttività e fertilità del terreno, che rendeva particolarmente facile la produzione alimentare[7].

Esiste inoltre una leggenda, che legherebbe l'origine del toponimo Pamparato all'epoca delle incursioni saracene. Si narra che i mori, assediato il borgo per mesi, catturarono un cane del luogo che stava mangiando una pagnotta di pane condito. Gli assalitori, credendo ancora numerose le scorte dei cittadini assediati, al punto che si potevano permettere di nutrire in questo modo anche i cani, lasciarono il villaggio. Dall'esclamazione degli assalitori Habent panem paratum! (Hanno pane condito!) deriverebbe il nome di questo luogo[8].

Si hanno frammentarie testimonianze di un insediamento presente in zona durante l'epoca romana, ma la prima notizia sicura è del 10 settembre 911, data di un documento in cui Ludovico III del Sacro Romano Impero donò alcune terre limitrofe al comune di Astie nel quale Pamparato viene menzionato per indicare i confini con dette terre.

Divenuto possesso del marchesato di Ceva, Pamparato venne ceduto dal marchese Guglielmo di Ceva ad Asti il 5 maggio 1214, per tornare successivamente sotto giurisdizione cebana.

Per l'intero XIII secolo l'area di Pamparato, come quelle circostanti, subirono l'influenza astigiana, resistendo inoltre con le armi alle mire espansionistiche della famiglia Bersani. Successivamente venne annesso assieme al cuneese ed al monregalese ai possedimenti di Carlo I d'Angiò.

Nel XIV secolo la zona di Pamparato venne contesa fra SavoiaAngiòVisconti,Acaja e Monferrato, passando di mano più volte e subendo le lotte interne fra i fautori di una o di un'altra fazione. Notevole è comunque il fatto che i primi statuti di Pamparato vennero scritti proprio in questo periodo, nel 1391.

Con la morte dell'ultimo Acaja, nel 1418 Pamparato passò sotto il dominio dei Savoia con Amedeo VIII. Degna di nota è la presenza di un rappresentante della famiglia Cordero, avo dei futuri marchesi, nella delegazione di Mondovìinviata a trattare con il duca savoiardo le condizioni della sottomissione. Successivamente un Cordero, Baldassarre, sarà il primo a creare una stamperia in territorio piemontese, a Mondovì, nel 1472.

Il feudo di Pamparato era diviso in zone dette parcelle, controllate dalle famiglie Bonarda Mongarda, Beccaria ed in parte dal cardinale Maurizio di Savoia. I Cordero, presenti a Pamparato dalSeicento e chiamati signori iniziarono la loro ascesa ereditando le parcelle dei Bonarda Mongarda e dei Beccaria per vie matrimoniali, mentre la parte di Maurizio di Savoia venne ceduta alla famiglia Giannazzo che ottennero il titolo di conti. La famiglia Cordero ottenne infine il titolo marchionale, confermato ufficialmente sul finire del XVIII secolo.

Pamparato fu coinvolto nelle guerre del sale contro la corona sabauda, durante le quali probabilmente venne distrutto l'antico castello che sorgeva dove ora si trova quello eretto dai Cordero.

Simboli

Lo stemma di Pamparato è descritto come Spaccato d'azzurro e di rosso al 1° la colomba bianca della pace in volo spiegato con in becco l'ulivo, al 2° il cane rivoltato di nero sulla pianura verde in campo rosso, tentente in bocca una pagnotta sottoposto il breve col motto "Habent panem paratum"

Onorificenze

 

Medaglia d'argento al valor civile

 

«Piccolo centro montano si sollevava contro le truppe tedesche e fasciste, partecipando con coraggiosa determinazione ed altissima dignità morale alla Resistenza. La popolazione offrì una ammirevole prova di generoso spirito di solidarietà, prodigandosi nell'accogliere nelle proprie abitazioni partigiani e quanti avevano bisogno di aiuto. Oggetto di feroci rappresaglie, sorretta da profonda fede negli ideali di libertà e democrazia, sopportava la perdita di un numero elevato di vite umane, dando esempio di grande abnegazione ed encomiabile spirito patriottico. 1943-1945 Pamparato (CN)[

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